Vitamina D alleato del sistema immunitario

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Tempi del Corona virus e quarantena. Come rendere il sistema immunitario “attivo” e in grado di rispondere adeguatamente alle infezioni da agenti virali: Vitamina D alleato del sistema immunitario.

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Vitamina D alleato del sistema immunitario AR Nutrisano Alessandra Romagnoli

È noto che l’immunocompetenza dipende dallo stato nutrizionale e che le carenze di micronutrienti così come le diete squilibrate, possono ridurre le difese contro le infezioni.

Esiste un’interazione bidirezionale tra nutrizione, immunità ed infezione.

– la risposta immunitaria è compromessa se la nutrizione è insufficiente, predisponendo le persone a infezioni, e al tempo stesso

– un cattivo stato nutrizionale può essere aggravato dalla stessa risposta immunitaria all’infezione.

La resistenza alle infezioni può quindi venire migliorata dedicando attenzione all’apporto di alcuni micronutrienti che sono tutti, a vario titolo, indispensabili, e a una dieta ottimale, cioè varia ed equilibrata.

Rafforzare il sistema immunitario con la dieta.

Vitamina D alleato del sistema immunitario.

Studi clinici hanno consolidato il ruolo della Vitamina D in molti ambiti clinici e soprattutto si è visto che livelli ottimali di vitamina D riducono il rischio di infezioni respiratorie di origine virale e batteria e questo grazie al ruolo protettivo che esplica sulle infezioni dell’albero respiratorio.

Alcuni autori sembrano propendere nell’affermare che bassi livelli di vitamina D favoriscano i processi infiammatori e predispongano maggiormente ad infezioni respiratorie acute delle basse vie aeree ed in particolare a polmoniti; al contrario adeguati livelli di vitamina D proteggono contro le infezioni respiratorie.

Chi espone poco o mai la propria pelle al sole e chi segue diete restrittive, particolarmente i vegani, ha un rischio molto aumentato di avere livelli molto bassi di vitamina D nel sangue. Particolarmente a rischio di carenza della vitamina sono inoltre gli anziani, gli obesi, le persone con la pelle scura, quelle affette da malattie gastrointestinali che limitano l’assorbimento dei nutrienti e da malattie polmonari croniche preesistenti, come l’asma, la fibrosi cistica e la malattia cronica polmonare ostruttiva (bronchite cronica e/o enfisema).

Oggi si parla molto di vitamina D, ma che cos’è? Qual è il suo ruolo? E come fare per assumerla in quantità sufficienti? E soprattutto, in questo momento di isolamento forzato, dove c’è una ridotta o nulla esposizione alla luce del sole che è la principale fonte di vitamina D, come fare per integrarla?

La vitamina D, chiamata anche calciferolo, è presente nell’organismo umano in due forme: come ergocalciferolo (vitamina D2) e colecalciferolo (vitamina D3). La vitamina D2 è presente negli alimenti di origine vegetale e viene assunta attraverso l’alimentazione; la vitamina D3 invece viene sintetizzata attraverso la pelle, grazie all’esposizione ai raggi solari, ed è presente nei prodotti di origine animale. In entrambe le forme, la vitamina D svolge importanti funzioni biologiche. Importante sottolineare che la sua funzione non è solo quella di fissare il calcio nelle ossa. Nella sua forma attivata, la vitamina D è alla base di importanti funzioni biochimiche, in modo simile a un ormone regola vari organi e sistemi e ha un’azione regolatoria nei confronti dell’infiammazione e del sistema immunitario.

La “dose giornaliera” stabilita dai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) e dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) varia a seconda dell’età, servono:

10 microgrammi (mcg) pari a 400 Unità Internazionali (UI) fino agli 11 mesi di vita;

15 mcg (600 UI) nei bambini e negli adulti sani, incluse le donne in gravidanza e in allattamento;

20 mcg (800 UI) dopo i 75 anni.

Le fonti di vitamina D3 sono due: endogena attraverso l’esposizione ai raggi UvB e l’altra esogena attraverso l’alimentazione e/o integrazione.

Poiché la fonte endogena di vitamina D3 rappresenta l’80%, una mancata esposizione giornaliera ai raggi UvB, in aggiunta ad altri fattori genetici, stagionali, filtri solari, l’età, ecc, può determinare una carenza più o meno rilevante, con tutto ciò che ne comporta per lo stato di salute.

La seconda fonte di vitamina D3 è l’alimentazione che rappresenta la misura minore (circa il 20%), ma che oggi, chiusi in casa, rappresenta la fonte principale di introito giornaliero che dobbiamo garantire per non incorrere a carenze.

Le fonti alimentari arrivano essenzialmente da cibi di origine animale, tendenzialmente ricchi di lipidi, come pesci grassi dei mari del Nord (pesce azzurro: salmone, aringhe, sgombro, tonno,  sardine, ecc.) ma anche pesce spada, cernia, molluschi, bottarga e caviale, meglio se provenienti da pescato libero. Un ottimo integratore alimentare di vitamina D3 è l’olio di fegato di merluzzo. Quantità minori di vitamina D3 sono fornite delle frattaglie (soprattutto fegato manzo o maiale), dalle uova (nel tuorlo), dai formaggi, dal  latte e dai derivati (in particolare nel burro e nello yogurt).

Nel mondo vegetale, invece, la vitamina D scarseggia ed è sempre presente come forma D2. L’unica fonte vegetale apprezzabile di vitamina D è rappresentata da alcuni funghi coltivati in condizioni controllate sotto irraggiamento UvB, in particolare porcini, ma anche spugnole, ovuli, finferli e chiodini; nei prataioli il contenuto di vitamina D è minore e in altri addirittura nullo.

Altre fonti sono la frutta secca (mandorle, noci, ecc.), fagioli e le verdure a foglia verde (spinaci, bietola, cicoria, cavolo nero, ecc.).

Il quantitativo ottenibile da frutta e verdura è generalmente molto basso, tenuto conto dei livelli di consumo medio.

Per assimilare la vitamina D, che ha una struttura liposolubile, è importante inserire nella dieta il giusto apporto di grassi, che ne favoriscono l’assorbimento.

Dal momento che la lista è molto limitata, può essere un problema accumulare vitamina D con la dieta, soprattutto per vegetariani e vegani. A tal proposito può essere utile ricordare che esistono alcuni alimenti fortificati che possono contenerla (vedi tabella allegata).

  • SALMONE. Si tratta di una varietà di pesce ricco di grassi “buoni”. Parliamo degli acidi grassi essenziali, detti anche Omega 3, necessari per regolarizzare i livelli di colesterolo cattivo nel sangue, nonché per ridurre gli stati infiammatori dell’organismo.

    È altresì dimostrato che una dieta ricca di acidi grassi essenziali e vitamina D, aiuti a dimagrire e a perdere massa grassa a favore di quella magra. Il salmone va gustato almeno due volte alla settimana, meglio se non d’allevamento.

  • UOVA. Alimenti completi e ricchi di vitamina D. Chi soffre di elevati livelli di colesterolo “cattivo” deve fare attenzione a non eccedere con il consumo di uova, preferendone l’albume al tuorlo. L’uovo è un alimento completo poiché contiene proteine di elevato valore biologico, ferro (soprattutto il tuorlo) ma anche tutte le altre vitamine e i minerali essenziali per la nostra salute. Ma, di norma, le uova si possono gustare anche 2-3 volte a settimana, evitando magari di friggerle.

  • PESCE AZZURRO. Un piatto di pasta con le alici o una tartar di tonno? Entrambe sono scelte salutari e ricchissime di vitamina D. Il pesce azzurro, anche quello in scatola, è una fonte di benefici per il nostro equilibrio psico-fisico.

    Le alici costituiscono un’ottima, versatile ed economica alternativa al tonno: la loro taglia piccola è una garanzia.

  • LATTE, FORMAGGI E YOGURT vaccino. Sono alimenti ricchi di vitamina D, e non solo. Si tratta anche di fonti di proteine, nonostante siano cibi spesso criticati. Effettivamente, il latte e i suoi derivati non sono sempre ben digeriti e un loro consumo eccessivo non giova alla salute.

    Però, anche in questo caso, vince il buon senso. Se si beve il latte, che in generale ha concentrazioni modeste di vitamina D, per fare il pieno di vitamina D, è meglio scegliere la versione intera e preferibilmente biologica (minor rischio di antibiotici, dunque di ormoni).

  • Alimenti fortificati:

  • L’olio di fegato di pesce rappresenta la fonte alimentare a contenuto più elevato di vitamina D

    • 100 grammi di olio di fegato di merluzzo contengono 100.000 UI di vitamina D
    • 100 grammi di olio di fegato di tonno contengono 200.000 UI di vitamina D
    • 100 grammi di olio di fegato di ippoglosso contengono 2.000.000 UI di vitamina D.
  • FUNGHI. Come per l’uomo, i funghi hanno la capacità di sintetizzare vitamina D quando esposti alla luce ultravioletta, anche se, di solito, crescono all’ombra e contengono concentrazioni modeste di questa vitamina.

    • 100 grammi di funghi secchi contengono 154 UI di vitamina D
    • 100 grammi di funghi coltivati contengono 7 UI di vitamina D, 8 UI se cotti
    • 100 grammi di ovuli contengono 8 UI di vitamina D
    • 100 grammi di porcini contengono 3 UI di vitamina D
Vitamina D alleato del sistema immunitario

Influenza della cottura e della conservazione

Con la cottura, TUTTI gli alimenti subiscono una certa perdita nutrizionale, fenomeno che varia in base alla natura del cibo lavorato, alla lavorazione stessa, al metodo di cottura, alla temperatura di cottura, al tipo di vitamine e sali minerali in essi contenuti ecc.

Se da un alto si hanno poche informazioni sull’influsso della conservazione alimentare (azione dell’ossigeno, della luce, del pH ecc) in merito al contenuto di vitamina D, dall’altro è certo che l’apporto di questo nutriente venga ridotto in modo sensibile – ma comunque variabile – dalla cottura.

Si stima che i cibi bolliti, fritti e arrostiti conservavano circa il 69-89% della vitamina D iniziale.

Contrariamente a quanto molti pensano, invece, il latte contiene poca vitamina D (a meno che non sia specificamente arricchito) e la perde quasi tutta se viene trattato ad alta temperatura (UHT) per prolungarne la conservazione oppure bollito prima di essere bevuto (la vitamina D è termolabile e viene distrutta dal calore). Quindi, per integrare la dieta, meglio consumare latte fresco, addizionato di vitamina D e calcio, a temperatura ambiente o tiepido.

Poiché la vitamina D è molto sensibile alla luce e al calore, è importante conservare bene gli alimenti e consumare alimenti crudi o usare metodi di cottura delicati. Se poi abbiamo la possibilità di pranzare all’aperto, si può unire l’utile al dilettevole.

Da non dimenticare, infine, che gli acidi grassi monoinsaturi, come quelli dell’olio extravergine d’oliva, ne migliorano l’assorbimento (la vitamina D, come detto all’inizio, è liposolubile).

Vitamina D alleato del sistema immunitario – Photos by: Depositphotos

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